Poco dopo Caserta si cela la MINI ROMA della Campania | Stornelli a tutte le ore, Rugantino è l’idolo assoluto

Nel cuore della fertile pianura campana, riparata dalle dolci pendici del monte Tifata e bagnata dalle acque del Volturno, sorge una cittadina che custodisce tremila anni di storia.
Questa perla della provincia di Caserta rappresenta un affascinante palinsesto di civiltà, dove ogni pietra racconta di un passato glorioso che ha visto alternarsi splendori e rovine, grandezza e rinascite. Qui sorgeva la Capua dell’antichità, che Cicerone chiamò “Altera Roma“, l’altra Roma, nel I secolo a.C. Quella che era probabilmente la più grande città d’Italia nel IV secolo a.C. affonda le sue radici in antichi villaggi villanoviani, successivamente sviluppati dagli Osci e dagli Etruschi in un centro urbano di straordinaria importanza. La scoperta di vari villaggi di tipo Villanoviano, e la loro successiva fusione in abitato, è senza dubbio la base dello sviluppo della futura Capua, testimoniando una continuità insediativa che attraversa i millenni.
L’imponente Anfiteatro Campano, secondo solo al Colosseo per dimensioni, rappresenta la testimonianza più eloquente di questo passato glorioso. È proprio qui che c’era un’importante Scuola dei Gladiatori e, nell’Anfiteatro Campano si svolgevano magnifici incontri che venivano ad ammirarli da tutta Italia. Fu in questo luogo che nacque la celebre rivolta di Spartaco, evento che segnò profondamente la storia dell’Impero Romano.
Dopo la distruzione causata dalle incursioni vandaliche e saracene nell’841 d.C., l’abitato moderno cominciò lentamente a rinascere a partire dal XII secolo con la nascita di tre diversi casali attorno alle basiliche cristiane di S. Maria Maggiore. Il cristianesimo aveva già messo radici profonde in questa terra: secondo la tradizione, San Pietro, diretto a Roma e proveniente da Antiochia, dopo una sosta a Napoli sarebbe arrivato a Capua dove consacrò vescovo Prisco, uno dei 72 discepoli di Cristo.
Un Patrimonio Artistico Straordinario
Oggi Santa Maria Capua Vetere si presenta come un polo terziario: oltre al tribunale e ad altri enti territoriali, vi sono facoltà universitarie di primaria importanza. Ma è soprattutto il suo ricchissimo patrimonio artistico a renderla unica: rovine e templi intatti di epoca romana, chiese di origini paleocristiane e palazzi settecenteschi, monumenti celebrativi e suggestivi giardini, affreschi trecenteschi e pale rinascimentali. La posizione geografica privilegiata ha contribuito alla prosperità della città: riparata dal monte Tifata, si trova a poca distanza da una grande ansa del fiume Volturno. Il territorio è particolarmente fertile tanto che i Romani lo consideravano “FELIX”, un aggettivo che poi si estese all’intera Campania.
Il XVIII secolo vide Santa Maria Capua Vetere diventare meta di viaggiatori attratti dal fascino delle sue rovine. La costruzione della vicina Reggia di Caserta portò molte famiglie nobili a stabilirsi in città, dando impulso allo sviluppo economico e sociale.
Un Presente Multiculturale
Oggi Santa Maria Capua Vetere è una realtà multiculturale dove i Sammaritani sono ancora oggi legati alla festa della Madonna Assunta, mentre il tradizionale mercato è diventato luogo vivace e colorito meta di tutti i lavoratori immigrati: albanesi e magrebini, nigeriani e senegalesi, polacchi, romeni e ucraini. Un momento cruciale della storia risorgimentale si consumò qui: il 1° ottobre 1860 si svolse alle porte della città la battaglia del Volturno con la quale Garibaldi mise fine al regno Borbonico.
La cittadina fu anche culla di importanti movimenti politici: Santa Maria fu uno dei centri di diffusione delle idee democratiche e repubblicane: il sammaritano Errico Malatesta rappresenta uno dei maggiori esponenti del pensiero anarchico. La città continua a crescere e a trasformarsi, mantenendo però saldo il legame con le sue radici millenarie, dimostrando come il passato possa essere fonte di ispirazione per il futuro.