Surimi, sai cosa mangi? Ecco cosa c’è davvero dentro a questo alimento che somiglia al granchio
Il surimi conquista le tavole per praticità e sapore, ma pochi sanno davvero cosa contiene: scopri tutti i dettagli su questo alimento.
Negli ultimi anni, il surimi è diventato un ingrediente sempre più diffuso nelle cucine italiane.
Versatile, con il suo colore bianco e arancio e il sapore che ricorda quello del granchio, è un ingrediente spesso scelto da chi cerca piatti veloci e pratici.
Utilizzato per insalate di mare, sushi, piatti freddi e antipasti, il surimi viene spesso scelto per la sua praticità e per il prezzo accessibile rispetto ai crostacei veri.
Ma cosa si cela dietro a questi bastoncini arancioni e bianchi che troviamo nei banchi frigo dei supermercati? Scopriamolo insieme.
Un alimento versatile
Il termine “surimi” deriva dal giapponese e significa letteralmente “pesce tritato”. La sua origine risale a secoli fa in Giappone, dove veniva preparato artigianalmente con polpa di pesce e consumato fresco. Oggi, il surimi è particolarmente apprezzato per la sua versatilità: si usa in insalate, sushi, paste fredde, antipasti e piatti fusion.
Si conserva facilmente, ha una lunga durata e si presta bene a preparazioni rapide. Tuttavia, non è affatto quello che crediamo. Si tratta di un alimento altamente lavorato, che nasce da una tradizione giapponese antica, ma che nella sua versione moderna è stato adattato all’industria alimentare globale.
Un’alternativa comoda
Nonostante il suo aspetto e sapore ricordino il granchio, il surimi è composto principalmente da polpa di pesce a basso valore commerciale, come il pollock dell’Alaska o il merluzzo, che viene lavorata tramite un complesso processo industriale: la polpa di pesce viene lavata, tritata e trasformata in una pasta bianca e liscia. A questa, vengono aggiunti ingredienti come amido, zucchero, albume d’uovo, aromi artificiali, sale, coloranti (per ottenere la tipica sfumatura arancione) e conservanti. Il risultato è un prodotto che imita l’aspetto e il gusto del granchio, ma che in realtà ne contiene solo aromi e nessuna vera polpa di crostaceo. In media, infatti, solo il 38% circa del prodotto finale è effettivamente pesce. Il resto è una miscela di additivi che servono a migliorare consistenza, sapore e conservabilità.
Dal punto di vista nutrizionale, a parità di calorie, il surimi contiene meno della metà delle proteine rispetto alla polpa di granchio vera e più di 5 grammi di zuccheri aggiunti per etto. Gli omega-3 sono quasi assenti: appena 31 mg per porzione, contro i 350 mg del granchio vero. In conclusione, chi vuole consumare surimi può farlo con consapevolezza, scegliendo prodotti che dichiarano chiaramente la percentuale di pesce e la provenienza. In ogni caso, è bene ricordare che il surimi non è un sostituto del pesce fresco, ma un’alternativa comoda, da consumare con moderazione.