INPS all’attacco: chi ha percepito il Reddito di Cittadinanza è nella LISTA NERA | Multe in arrivo
Per molti italiani il Reddito di Cittadinanza era stato visto come una boccata d’aria, una mano tesa nei momenti più difficili.
Un sostegno economico che, almeno nelle intenzioni, avrebbe dovuto aiutare chi era in difficoltà a rimettersi in piedi e, nello stesso tempo, a reinserirsi nel mondo del lavoro. Oggi, però, quel che resta di quella misura è un clima di paura e incertezza: per tanti ex beneficiari non si parla più di aiuti, ma di guai seri, perché lo Stato sta chiedendo indietro tutto quello che è stato percepito in maniera ritenuta indebita.
La scena, raccontata da diverse testate, è quasi surreale: famiglie che pensavano di aver trovato un piccolo sostegno per andare avanti si vedono recapitare lettere di diffida, con importi da restituire che fanno tremare i polsi. Non si tratta solo di qualche centinaio di euro, ma spesso di cifre ben più alte, accumulate nel corso di mesi o anni di erogazioni. A tutto questo si sommano interessi e, nei casi più gravi, multe che possono superare di gran lunga il beneficio ricevuto.
Il caso emblematico riportato dalla stampa è quello di una famiglia che aveva percepito circa 12.000 euro in due anni. Non solo dovrà restituire l’intera somma, ma anche pagare interessi e affrontare una sanzione che parte da 25.000 euro. Una mazzata, insomma, che rischia di travolgere chi già si trovava in difficoltà. E non finisce qui: se il fascicolo arriva in Procura, il rischio è quello di un procedimento penale, con l’ipotesi di reclusione fino a sei anni.
Molti si chiedono: ma com’è possibile? La verità è che, fin dall’inizio, il Reddito di Cittadinanza non era un assegno senza condizioni. Per ottenerlo serviva rispettare requisiti precisi, aggiornare costantemente la propria situazione economica e accettare eventuali offerte di lavoro compatibili. Con l’abolizione della misura, l’INPS ha intensificato i controlli e ora sta emergendo tutto quello che non tornava: dichiarazioni incomplete, omissioni, redditi non segnalati. In altre parole, quello che all’epoca poteva sembrare una “furbata”, oggi presenta il conto.
Errori in buona fede
Il problema, però, è che non sempre c’è stata malafede. Alcuni errori possono essere stati frutto di disattenzione o di una burocrazia complicata, dove basta un documento non aggiornato per ritrovarsi dalla parte del torto. Ma la legge è chiara: se i soldi sono stati ricevuti senza averne diritto, vanno restituiti. Punto.
Ed è qui che subentra l’ansia di chi, magari in buona fede, ora rischia di vedersi rovinare la vita da una richiesta di rimborso impossibile da sostenere. Non a caso, qualcuno ha commentato amaramente che l’unica alternativa, per tanti, sarà rivolgersi alla Caritas.
Bisogna essere pronti a tutto
In un clima del genere, l’unica strategia sensata è non farsi trovare impreparati. Chi riceve una comunicazione dall’INPS dovrebbe subito rivolgersi a un patronato o a un legale esperto in materia previdenziale, per capire se ci sono margini di difesa, ricorsi possibili o almeno piani di rientro più sostenibili. Ignorare il problema o fare finta di niente, invece, rischia solo di peggiorare la situazione.
Il messaggio, in fondo, è chiaro: il Reddito di Cittadinanza non era un regalo, e chi non ha rispettato le regole adesso deve fare i conti con conseguenze pesanti. Ma dietro i numeri ci sono persone reali, famiglie che speravano di tirare un sospiro di sollievo e che ora si ritrovano con un incubo da affrontare.