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Il peggior caffè italiano? Non ci crederai, ma lo trovi ancora sugli scaffali | I consumatori gridano allo scandalo

Caffè
Caffè, occhio a cosa compri – pexels – salernosera

In Italia il caffè non è solo una bevanda: è un rito, un’abitudine che scandisce le giornate e che spesso definisce anche la qualità del nostro umore.

Non c’è bar o casa che non profumi di moka o di espresso, eppure, nonostante questa tradizione secolare, non tutti i caffè meritano di essere chiamati tali. Anzi, capita di imbattersi in prodotti così scadenti da trasformare quel gesto quotidiano in una delusione amara.

È proprio questo il caso raccontato da EnergyCue, che ha messo sotto i riflettori un marchio tanto pessimo da guadagnarsi, a Napoli, l’appellativo di “munnezz”, cioè spazzatura. E se a dirlo sono i napoletani, che di caffè se ne intendono come pochi al mondo, c’è davvero da crederci. La cosa più sorprendente, però, è che questo caffè sarebbe talmente imbevibile da non essere consumato nemmeno da chi lo produce.

Ma come si arriva a un giudizio così drastico? La risposta è semplice: il palato non mente. Un caffè di qualità si riconosce subito, sia dal profumo che dal gusto, mentre un prodotto scadente tradisce difetti già al primo sorso. Spesso i problemi nascono dalla miscela, magari troppo generica, fatta con chicchi di dubbia provenienza, raccolti e lavorati senza alcuna attenzione alla qualità. A volte si tratta di tostature esagerate, che bruciano letteralmente il chicco, rendendo la bevanda amara, sgradevole e priva di aromi. Altre volte, invece, il difetto è la freschezza: se il pacco non riporta la data di tostatura, è probabile che quel caffè abbia perso gran parte della sua vitalità molto prima di arrivare nella nostra tazzina.

Il fatto è che molti consumatori, attratti da confezioni accattivanti o da marchi molto pubblicizzati, finiscono per comprare senza badare troppo ai dettagli. Eppure è proprio l’etichetta a raccontare la verità. Se mancano informazioni sulla provenienza dei chicchi, sulla percentuale di Arabica e Robusta o sulla lavorazione, è già un campanello d’allarme. In un mercato dove la concorrenza è alta, il silenzio su questi aspetti è quasi sempre sinonimo di scarsa qualità.

La consapevolezza è in crescita

Il bello, però, è che la consapevolezza sta crescendo. Recensioni online, gruppi di appassionati e persino video virali hanno dato voce ai consumatori, che non hanno paura di dire chiaramente quando un prodotto non è all’altezza. È un modo diretto e immediato per difendere un patrimonio culturale come il caffè italiano, che non merita di essere svilito da prodotti scadenti venduti a caro prezzo.

Forse la lezione più importante che ci lascia questa storia è che bisogna fidarsi del proprio gusto più che delle pubblicità. Un buon caffè lo senti subito: l’aroma ti accoglie ancora prima di assaggiarlo, il gusto è pieno e bilanciato, l’amaro non è bruciato ma piacevole. E soprattutto, non lascia quella sensazione di delusione che porta a dire “basta, questo non lo compro più”.

Caffè
Caffè – Salernosera.it (Depositphotos)

Il caffè è un piacere, se non è buono che piacere è?

In fondo, bere un caffè è un piccolo piacere quotidiano che dovrebbe sempre regalarci un momento di felicità. Per questo vale la pena dedicare qualche secondo in più alla scelta, cercando trasparenza, qualità e attenzione ai dettagli.

Perché, come direbbero a Napoli, “’o cafè è ’na cosa seria”.