Non ci crederai: le banche ti DEVONO restituire soldi | Questo il metodo efficare per riaverli subito
Molti correntisti non ci fanno caso, ma ogni mese il conto corrente racconta una storia fatta non solo di entrate e uscite, ma anche di piccole cifre che sfuggono all’occhio distratto.
Commissioni di gestione, spese per bonifici, costi di invio estratti conto cartacei o addebiti per servizi che non si ricordava nemmeno di aver attivato. Tutte voci che, sommate nel tempo, possono diventare somme consistenti. La sorpresa, per molti, è che spesso quelle spese non sono neppure legittime e possono essere rimborsate.
La normativa italiana è chiara e offre strumenti di tutela. L’articolo 117 del Testo Unico Bancario stabilisce che le condizioni contrattuali devono essere sempre indicate per iscritto e in maniera trasparente. Qualsiasi commissione non espressamente prevista nel contratto, quindi, non è dovuta. Lo stesso vale per l’articolo 117-bis, che disciplina i contratti di apertura di credito: l’unico onere possibile è una commissione proporzionata alla somma messa a disposizione e non superiore a un tetto preciso. Tutto il resto è nullo.
Nella pratica, questo significa che un cliente può contestare le spese che non erano state pattuite o che risultano sproporzionate rispetto al servizio ricevuto. Le cosiddette clausole “nascoste”, infilate nei contratti senza la dovuta chiarezza, non hanno valore giuridico. È in questa consapevolezza che si apre la possibilità concreta di ottenere un rimborso.
Naturalmente, per far valere i propri diritti serve attenzione. Occorre leggere con cura il contratto e gli estratti conto, riconoscere le voci sospette e capire se rientrano tra quelle che la legge considera illegittime. A quel punto si può presentare una contestazione scritta alla propria banca, allegando la documentazione necessaria. Se la risposta tarda ad arrivare o viene ritenuta insoddisfacente, la strada non si chiude: esiste l’Arbitro Bancario Finanziario, un organismo indipendente a cui il cliente può rivolgersi gratuitamente per ottenere una decisione rapida.
Quando si può chiedere il rimborso
Dietro questo tema si celano anche pratiche più complesse, come l’anatocismo – cioè il calcolo di interessi sugli interessi, vietato dal Codice Civile – o l’usura bancaria, che si verifica quando i tassi applicati superano i limiti stabiliti per legge. In questi casi i rimborsi possono raggiungere cifre ben più alte, soprattutto per conti aziendali e professionali che hanno un flusso di movimenti molto intenso.
La legge permette di richiedere la restituzione delle somme non dovute anche per periodi lunghi, fino a dieci anni, purché non sia decorso il termine di prescrizione.
Un’opportunità più che concreta
Quello che può sembrare un dettaglio diventa quindi un’opportunità concreta. Sapere che le banche non hanno il potere di imporre costi arbitrari e che ogni clausola poco trasparente può essere contestata significa trasformare una posizione di passività in una di consapevolezza. È un cambio di prospettiva: dal subire passivamente le condizioni contrattuali al pretendere trasparenza e correttezza.
Alla fine, il segreto non è altro che questo: conoscere i propri diritti. Il correntista che dedica tempo a leggere, informarsi e, se necessario, a chiedere assistenza professionale, scopre che dietro quelle piccole spese c’è spesso la possibilità di ottenere indietro ciò che non avrebbe mai dovuto pagare. E ogni rimborso ottenuto diventa non solo un risarcimento economico, ma anche una vittoria di principio contro pratiche scorrette.