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Non ci crederai: le banche ti DEVONO restituire soldi | Questo il metodo efficare per riaverli subito

Spese bancarie
Spese bancarie – pexels – salernosera

Molti correntisti non ci fanno caso, ma ogni mese il conto corrente racconta una storia fatta non solo di entrate e uscite, ma anche di piccole cifre che sfuggono all’occhio distratto.

Commissioni di gestione, spese per bonifici, costi di invio estratti conto cartacei o addebiti per servizi che non si ricordava nemmeno di aver attivato. Tutte voci che, sommate nel tempo, possono diventare somme consistenti. La sorpresa, per molti, è che spesso quelle spese non sono neppure legittime e possono essere rimborsate.

La normativa italiana è chiara e offre strumenti di tutela. L’articolo 117 del Testo Unico Bancario stabilisce che le condizioni contrattuali devono essere sempre indicate per iscritto e in maniera trasparente. Qualsiasi commissione non espressamente prevista nel contratto, quindi, non è dovuta. Lo stesso vale per l’articolo 117-bis, che disciplina i contratti di apertura di credito: l’unico onere possibile è una commissione proporzionata alla somma messa a disposizione e non superiore a un tetto preciso. Tutto il resto è nullo.

Nella pratica, questo significa che un cliente può contestare le spese che non erano state pattuite o che risultano sproporzionate rispetto al servizio ricevuto. Le cosiddette clausole “nascoste”, infilate nei contratti senza la dovuta chiarezza, non hanno valore giuridico. È in questa consapevolezza che si apre la possibilità concreta di ottenere un rimborso.

Naturalmente, per far valere i propri diritti serve attenzione. Occorre leggere con cura il contratto e gli estratti conto, riconoscere le voci sospette e capire se rientrano tra quelle che la legge considera illegittime. A quel punto si può presentare una contestazione scritta alla propria banca, allegando la documentazione necessaria. Se la risposta tarda ad arrivare o viene ritenuta insoddisfacente, la strada non si chiude: esiste l’Arbitro Bancario Finanziario, un organismo indipendente a cui il cliente può rivolgersi gratuitamente per ottenere una decisione rapida.

Quando si può chiedere il rimborso

Dietro questo tema si celano anche pratiche più complesse, come l’anatocismo – cioè il calcolo di interessi sugli interessi, vietato dal Codice Civile – o l’usura bancaria, che si verifica quando i tassi applicati superano i limiti stabiliti per legge. In questi casi i rimborsi possono raggiungere cifre ben più alte, soprattutto per conti aziendali e professionali che hanno un flusso di movimenti molto intenso.

La legge permette di richiedere la restituzione delle somme non dovute anche per periodi lunghi, fino a dieci anni, purché non sia decorso il termine di prescrizione.

Banca
Banca – pexels – salernosera

Un’opportunità più che concreta

Quello che può sembrare un dettaglio diventa quindi un’opportunità concreta. Sapere che le banche non hanno il potere di imporre costi arbitrari e che ogni clausola poco trasparente può essere contestata significa trasformare una posizione di passività in una di consapevolezza. È un cambio di prospettiva: dal subire passivamente le condizioni contrattuali al pretendere trasparenza e correttezza.

Alla fine, il segreto non è altro che questo: conoscere i propri diritti. Il correntista che dedica tempo a leggere, informarsi e, se necessario, a chiedere assistenza professionale, scopre che dietro quelle piccole spese c’è spesso la possibilità di ottenere indietro ciò che non avrebbe mai dovuto pagare. E ogni rimborso ottenuto diventa non solo un risarcimento economico, ma anche una vittoria di principio contro pratiche scorrette.