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La città più profumata d’Italia? No, la più PUZZOLENTE | Nessuno sapeva di questo primato negativo, si salvi chi può

Cattivo odore
Cattivo odore – pexels – salernosera

In alcune città, purtroppo, il caldo finisce per amplificare un problema tanto fastidioso quanto sottovalutato: i cattivi odori.

Non si tratta di qualche disagio passeggero, ma di vere e proprie molestie olfattive che in certi casi diventano insostenibili. E quando la puzza è così forte da far scappare i turisti, il danno non è solo ambientale, ma anche economico e culturale.

Negli ultimi mesi, alcune località italiane sono finite sotto i riflettori proprio per via di odori così pungenti da lasciare il segno. C’è chi ha definito la propria città “irrespirabile”, tanto che solo chi ci vive riesce, per abitudine o rassegnazione, a tollerare quella nube stagnante.

È il caso, ad esempio, di Reggio Emilia, dove un fortissimo odore di carne marcia ha invaso interi quartieri. I cittadini si sono subito mobilitati, segnalando il disagio alle autorità e ai media. Dopo alcuni accertamenti, si è scoperto che a causare tutto era una bonifica mal gestita in un deposito alimentare. Ma nel frattempo, per giorni, famiglie intere hanno dovuto tenere le finestre chiuse e i turisti, colti alla sprovvista, sono rimasti disgustati.

La verità è che in molte zone d’Italia episodi simili si ripetono con preoccupante frequenza. Inquinamento olfattivo non è un termine poetico, ma un problema reale. Dietro quegli odori insopportabili si nascondono attività industriali, impianti di trattamento dei rifiuti, scarichi agricoli, macelli e aziende di trasformazione alimentare. Non tutti se ne accorgono subito, ma chi abita vicino a queste strutture vive costantemente con la finestra chiusa e l’aria condizionata accesa, nella speranza di non respirare miasmi ogni volta che si affaccia.

Una realtà diversa da quella immaginata

C’è chi ha provato a descrivere queste puzze in modo più concreto: odore di popcorn bruciato, carne avariata, uova marce, liquami. Sono sensazioni forti, che in molti casi provocano nausea, mal di testa e perfino ansia. Alcuni studi hanno dimostrato che l’inquinamento olfattivo ha effetti diretti sul benessere psico-fisico delle persone, tanto quanto quello acustico o atmosferico. Ma la cosa più frustrante è che, spesso, chi subisce questi disagi non ha strumenti concreti per difendersi. Mancano leggi specifiche, mancano controlli efficaci, e troppo spesso le autorità si limitano a indagini lente e inefficaci.

E intanto i turisti, che magari avevano scelto una località per la sua bellezza o tranquillità, si ritrovano improvvisamente catapultati in una realtà molto diversa da quella immaginata. È facile capire quanto possa essere negativo l’impatto sulla reputazione di una città. Un viaggio rovinato da un odore insopportabile non si dimentica facilmente. E se una destinazione viene etichettata come “puzzolente”, sarà difficile convincere i visitatori a tornare.

Inquinamento (Pexels) -salernosera.it
Inquinamento (Pexels) -salernosera.it

Qualcosa si muove

Fortunatamente qualcosa si muove. In alcune regioni si stanno sperimentando applicazioni che permettono ai cittadini di segnalare in tempo reale la presenza di odori sospetti.

È un primo passo verso una maggiore consapevolezza e partecipazione. Ma serve di più: servono norme chiare, controlli costanti e, soprattutto, un cambio di mentalità. Perché respirare aria pulita – e profumata – dovrebbe essere un diritto di tutti, non un privilegio per pochi.