Pensioni, gli italiani sono stati fregati | Ora ti faranno lavorare 5 anni in più, questa riforma lo dice chiaramente

Nel 2025, il sistema pensionistico italiano cambia volto. Non si tratta di piccoli aggiustamenti, ma di una vera e propria rivoluzione
L’età per andare in pensione si alza, le modalità per ricevere l’assegno vengono riviste, e per molti la pensione non sarà più un traguardo automatico, ma un percorso che richiederà una pianificazione attenta e informata.
Si parte da una delle novità più significative: l’innalzamento dell’età pensionabile. Dal 2025, si potrà accedere alla pensione di vecchiaia solo a partire dai 67 anni, con almeno 20 anni di contributi. Un dato che, tuttavia, non è scolpito nella pietra: l’età potrà variare nel tempo, seguendo l’aspettativa di vita, in base ai dati forniti dall’ISTAT. Quindi, chi ha ancora qualche anno di lavoro davanti dovrebbe iniziare a considerare l’idea che la soglia possa salire ancora.
Ma non è tutto: restano valide anche le strade alternative per lasciare il lavoro prima. È il caso della pensione anticipata ordinaria, che consente l’uscita con 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini, e 41 anni e 10 mesi per le donne, indipendentemente dall’età. Oppure la cosiddetta “Quota 103”, pensata per chi ha almeno 62 anni d’età e 41 anni di contributi. In questo caso, però, bisogna aspettare una finestra mobile di alcuni mesi prima di ricevere l’assegno, specialmente se si lavora nel settore pubblico.
Per chi ha avuto una carriera contributiva interamente dopo il 1995, c’è una novità interessante: si potrà andare in pensione a 64 anni, purché si abbiano almeno 20 anni di contributi e l’importo dell’assegno superi una certa soglia minima. Una soglia non sempre facile da raggiungere, ma che potrà essere integrata, in parte, con rendite da fondi pensione.
Massima attenzione alle categorie più fragili
Le categorie più fragili non sono dimenticate. L’APE sociale, ad esempio, resta un’ancora per disoccupati, caregiver, invalidi e lavoratori gravosi: si può andare in pensione a 63 anni e 5 mesi, se si possiedono almeno 30 o 36 anni di contributi, a seconda dei casi. Anche le donne potranno accedere all’“Opzione Donna”, con regole più flessibili per chi ha avuto figli.
E poi c’è il tema delle pensioni minime: nel 2025, il trattamento minimo sale a poco più di 616 euro al mese, grazie a una rivalutazione basata sull’inflazione. Un piccolo passo avanti, certo, ma significativo per chi vive con poco. Per gli over 70, inoltre, è previsto un piccolo bonus mensile.
Il quadro si complica ma diventa sempre più vario
Insomma, il quadro si complica, ma diventa anche più variegato e, in alcuni casi, più equo. Per orientarsi in questo nuovo scenario, sarà fondamentale informarsi, consultare il proprio estratto contributivo e, magari, farsi aiutare da un patronato o da un consulente previdenziale.
Perché se è vero che la pensione non arriva più “automaticamente”, è altrettanto vero che, con gli strumenti giusti, si può ancora progettare il proprio futuro con consapevolezza.