Laurea, ti promettono sogni ma ti danno incubi | Questa facoltà non vale NULLA sul mercato, scappa via
La formazione accademica si sta rivelando un flop: ecco i casi in cui in Italia non basta il titolo per trovare un lavoro soddisfacente soprattutto dal punto di vista economico.
Iscriversi all’università è spesso vissuto come un passo decisivo verso l’autonomia e la realizzazione personale e soprattutto professionale, ma una laurea conserva ancora il suo valore attualmente?
Sono pochi gli italiani che si soffermano a valutare l’effettiva utilità del percorso universitario scelto nel mondo del lavoro attuale, per poi scontrarsi con l’amara realtà.
Alcune lauree, infatti, nonostante il fascino culturale o creativo, mostrano un’efficacia occupazionale estremamente bassa e mettono in crisi migliaia di giovani una volta terminati gli studi.
A cinque anni dal conseguimento del titolo, i numeri confermano un’evidente discrepanza tra formazione e impiego. I corsi universitari, fermi a programmi ormai datati, spesso non riescono ad allinearsi con le esigenze reali del mercato.
Lauree con scarsi sbocchi occupazionali: quali sono le facoltà con meno impiegati
Alcuni percorsi universitari brillano per originalità ma crollano in termini di opportunità, come riportato da FinanceCue.it. Le lauree in Design e Moda spiccano come casi emblematici. Sebbene offrano un piano di studi ricco di contenuti, che spaziano dalla comunicazione visiva alla sociologia dell’immagine, non garantiscono sbocchi chiari. Il settore appare saturo e ipercompetitivo, propenso a premiare il talento individuale e l’estro creativo più del titolo accademico.
Una situazione analoga si registra nel caso della laurea in Archeologia e Antropologia. Si tratta di corsi che attraggono per la loro componente storica e culturale, ma che offrono possibilità lavorative molto limitate. I bandi pubblici sono rari, le cattedre universitarie ancora di più. Ne consegue che molti laureati finiscono in settori del tutto estranei al proprio percorso a ricoprire spesso posizioni instabili o sottopagate.
Laureati senza lavoro: i dati allarmanti per il settore degli studi umanistici
Secondo i dati di AlmaLaurea, la laurea in Arti e Scienze Teatrali registra il tasso di disoccupazione più alto e si assesta intorno al 33,3%. Un dato allarmante per chi ha investito anni tra storia del teatro, drammaturgia e recitazione. Il settore culturale, già provato da croniche carenze di fondi e occasioni, non riesce a mantenere nuovi professionisti.
Chi si laurea in questo ambito si trova spesso costretto ad accettare impieghi precari e fuori settore. Neanche le lauree umanistiche più tradizionali come letteratura o storia sembrano offrire garanzie concrete ai giorni nostri. Quasi un quinto dei laureati in questo settore non lavora in ambiti attinenti. Pare proprio che un diploma tecnico offra oggi più possibilità di occupazione rispetto a titoli accademici considerati prestigiosi.