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È UFFICIALE: il TFR non sarà più tuo | Ora il Governo lo userà per pagare le pensioni, a Salerno rivolta in atto

Disperazione lavoro
Disperazione lavoro- Foto di Andrea Piacquadio da Pexels-SalernoSera.it

Una proposta divide il Paese: ecco come il trattamento di fine rapporto può diventare uno strumento per la previdenza pubblica e non è più a disposizione del lavoratore.

L’Italia si trova di fronte a una sfida senza precedenti. Nel 2025 la spesa per le pensioni supererà i 289 miliardi di euro, ben il 15,3% del PIL. Un dato che racconta di un Paese che invecchia rapidamente.

Entro il 2050, oltre un terzo degli italiani avrà più di 65 anni. Questo cambiamento demografico rischia di scompensare il rapporto tra chi lavora e chi va in pensione. In bilico c’è la stabilità del sistema che garantisce a milioni di persone un futuro dignitoso dopo la vita lavorativa.

La situazione preoccupa anche oltreconfine: secondo Eurostat, nel 2070 l’indice di dipendenza degli anziani potrebbe superare il 65%, un valore ben più alto della media europea.

Per questo motivo, il Governo sta cercando soluzioni per assicurare che le pensioni restino sostenibili, senza gravare sulle tasche dei lavoratori di oggi e di domani.

Tfr all’INPS: il futuro del trattamento di fine rapporto in Italia

Tra le idee più dibattute c’è quella di lasciare il Trattamento di Fine Rapporto (Tfr) direttamente all’Inps, come riportato da Brocardi.it. Claudio Durigon, sottosegretario al Lavoro, ha spiegato che il Tfr maturato dai lavoratori non verrebbe più destinato ai fondi pensione integrativi, ma resterebbe sotto la gestione pubblica, per rafforzare il sistema previdenziale. L’obiettivo è usare questi soldi per generare rendite che permettano a chi ha i requisiti di andare in pensione prima, oppure per integrare la pensione, senza aumentare le tasse o tagliare le prestazioni.

Non si tratta di creare una nuova banca pubblica, né un fondo separato: il Tfr resterebbe accantonato come oggi, ma potrebbe essere usato solo al momento della pensione. In questo modo si rende più flessibile l’uscita dal lavoro per chi lo desidera. Seguendo questa procedura, il Tfr resterebbe di proprietà del lavoratore, ma non sarebbe più possibile richiederne un anticipo per esigenze personali, come spese mediche o l’acquisto della prima casa.

Pensionati
Pensionati- Foto di T Leish da Pexels-SalernoSera.it

L’importanza della previdenza complementare per un futuro pensionistico incerto

Intanto, il presidente dell’Inps Gabriele Fava sottolinea l’importanza di rafforzare la previdenza complementare, soprattutto tra i più giovani, che oggi sono ancora poco coinvolti: solo uno su quattro degli assicurati ha meno di 35 anni. Tra le opzioni che si stanno vagliando c’è anche il ritorno al meccanismo del silenzio-assenso per i nuovi assunti.

In questo caso è previsto l’invio automatico del Tfr nei fondi pensione complementari se il lavoratore non esprime una scelta diversa. La riforma potrebbe entrare in vigore con la Legge di Bilancio 2026, oppure essere introdotta tramite un decreto.