È stato ritrovato un NUOVO CARCERE a due passi da Napoli | Alcuni lo scambiavano per un Grand Hotel e invece è tremendo
Passeggiando nel cuore della Campania si rimane colpiti dalla presenza di una grande struttura abbandonata, quasi nascosta tra la vegetazione e il tempo che ha lasciato i suoi segni.
Si tratta dell’ex carcere di Gragnano, un edificio imponente, ma ormai dimenticato, che in realtà ha avuto una storia brevissima quanto controversa. Poco conosciuto anche da molti residenti, il carcere è stato utilizzato per appena dieci anni, dal 1993 al 2002, prima di essere definitivamente chiuso.
La sua costruzione risale agli anni Ottanta, periodo in cui si pensava di decongestionare le carceri napoletane con nuove strutture in periferia. L’edificio fu costruito su una vecchia cava di tufo, mai bonificata, che avrebbe dovuto suscitare fin da subito qualche riflessione sulla solidità e sulla sicurezza del progetto.
Nonostante ciò, i lavori proseguirono e nel 1993 la struttura fu finalmente inaugurata. Era destinata a diventare un carcere di media sicurezza, con sezioni per detenuti comuni e per soggetti in attesa di giudizio. Un progetto ambizioso, almeno sulla carta.
Ma la realtà fu ben diversa. In soli dieci anni di attività, il carcere evidenziò numerose problematiche: infiltrazioni d’acqua, problemi strutturali, disagi organizzativi e difficoltà nel garantire una sorveglianza adeguata. Inoltre, le condizioni ambientali e la collocazione infelice su una cava instabile contribuirono a rendere la gestione sempre più complicata. Nel 2002, la decisione: chiusura definitiva. Da allora, l’edificio è rimasto abbandonato.
Erbacce e degrado
Oggi, chi si avventura nei dintorni può osservare una struttura in rovina, invasa da erbacce e degrado. Gli interni sono spogli, vandalizzati, con segni del tempo che parlano di incuria e dimenticanza. La vegetazione ha ripreso possesso degli spazi, i muri si sgretolano, e l’unico suono è quello del vento che attraversa le grate arrugginite. Un simbolo perfetto del fallimento di una gestione pubblica poco lungimirante.
Eppure, negli anni non sono mancate le proposte per un possibile riutilizzo. Una delle idee più interessanti fu quella di trasformare il carcere in un Expo permanente per le eccellenze dei Monti Lattari: un polo espositivo, culturale ed enogastronomico che avrebbe potuto dare nuova vita a un luogo altrimenti condannato all’oblio. Ma, come spesso accade, i buoni propositi si sono arenati nella burocrazia e nella mancanza di fondi.
Un gigante invisibile
Oggi il carcere di Gragnano resta lì, quasi invisibile, ignorato, nonostante la sua mole. Non tutti sanno della sua esistenza o della sua storia. Ma conoscere la vicenda di questa struttura è importante non solo per comprendere un pezzo di storia locale, ma anche per riflettere su come si gestiscono le risorse pubbliche e su quanto possa costare, in termini economici e sociali, un progetto mal pianificato.
Recuperare un luogo come questo sarebbe un atto di riscatto. Significherebbe non solo restituire dignità a uno spazio, ma anche riconoscere gli errori del passato per costruire un futuro più consapevole.