Su una collina circondata da boschi si eleva la BUCAREST DI CASERTA | Del Conte Vlad nemmeno l’ombra

Ailano è uno di quei borghi italiani che sembrano sospesi nel tempo. Immerso nel verde della provincia di Caserta potrebbe sembrare lontano da tutto.
E invece, anche qui, in questo angolo d’Italia, il mondo è arrivato. Lo dimostrano i dati dell’ISTAT del 2010: a fine anno, su una popolazione complessiva di circa 1.400 abitanti, c’erano 36 persone di origine straniera. Un numero piccolo, certo, ma significativo per una realtà così contenuta.
La comunità straniera più rappresentata? Quella rumena, con 20 residenti, pari all’1,42% della popolazione. Un dato curioso, che ha portato qualcuno a soprannominare affettuosamente Ailano “il paese che accoglie il mondo”. E in fondo, è proprio così: anche i numeri parlano di apertura, di accoglienza, di un tessuto sociale che si arricchisce.
Ma cosa significa davvero vivere in un piccolo comune italiano come Ailano da stranieri? Significa entrare in punta di piedi in una comunità dove tutti si conoscono, dove le relazioni sono strette e le abitudini consolidate. Ma significa anche essere parte attiva di quella stessa comunità: lavorare nei campi o nell’edilizia, iscrivere i figli a scuola, partecipare alla messa domenicale o alla sagra di paese. E così, giorno dopo giorno, le distanze si accorciano, le differenze diventano familiarità, e quella che era solo “una famiglia rumena” diventa “i vicini di casa”.
Certo, non mancano le difficoltà. L’accesso ai servizi, le pratiche burocratiche, la lingua: sono ostacoli reali. Ma in un contesto piccolo come Ailano, tutto è più personale. Non sei un numero, sei una faccia, un nome. E spesso, questo fa la differenza.
Ailano e la composizione demografica
Il caso di Ailano ci offre anche uno spunto di riflessione più ampio. In un’Italia dove molti borghi si stanno svuotando e l’età media continua ad alzarsi, l’arrivo di nuove famiglie, anche se straniere, può essere una vera boccata d’ossigeno.
Può significare bambini nelle scuole, botteghe che restano aperte, feste che continuano a essere organizzate. In altre parole, vita.
L’integrazione è fatta di piccoli gesti
Oggi, a distanza di anni da quei dati del 2010, è probabile che la composizione demografica sia cambiata ancora. Ma resta il messaggio che viene da questo piccolo paese: l’integrazione non è una questione di numeri, è fatta di gesti quotidiani, di accoglienza sincera, di convivenza. Ed è nei luoghi più inaspettati, come Ailano, che possiamo trovare i migliori esempi di come il cambiamento, quando è ben gestito, può essere una risorsa e non una minaccia.
In fondo, Ailano ci insegna una cosa semplice ma potente: anche un borgo di poche anime può aprirsi al mondo. E da quell’incontro può nascere qualcosa di nuovo, di bello, di duraturo.