Partite IVA, chi non emette questa fattura è con il piede nella fossa | Ecco cosa ha stabilito la Cassazione

Grosse novità per le Partita Iva nel mese di maggio 2025: è infatti arrivata una sentenza molto discussa ma sostanziale
Nel maggio 2025, la Corte di Cassazione ha emesso una sentenza che sta facendo molto discutere tra i professionisti e le imprese italiane. Con la decisione n. 10693 del 23 aprile 2025, la Suprema Corte ha chiarito un punto fondamentale per tutti i titolari di Partita IVA. La fattura deve essere emessa al momento dell’esecuzione del servizio, anche se il pagamento da parte del cliente non è ancora avvenuto.
Questa precisazione ha importanti conseguenze pratiche e fiscali per migliaia di contribuenti, specialmente per chi lavora in ambito professionale o presta servizi in modo continuativo.
Secondo quanto stabilito dalla normativa fiscale italiana, e in particolare dall’articolo 6 del DPR 633/1972, il momento in cui sorge l’obbligo di fatturazione non è legato al pagamento ma alla cosiddetta “effettuazione dell’operazione”, ossia quando il servizio viene concluso o la prestazione è terminata.
Diversamente, l’esigibilità dell’IVA – cioè il momento in cui l’imposta deve essere versata allo Stato – è legata al pagamento effettivo. Quindi, se un professionista conclude il suo lavoro oggi, ma il cliente gli paga tra due mesi, egli dovrà comunque emettere la fattura entro 12 giorni dalla data di esecuzione del servizio, anche se i soldi non sono ancora arrivati.
Un caso reale
La sentenza nasce da un caso reale che ha coinvolto una società di gestione del servizio idrico. Questa azienda aveva registrato le prestazioni erogate come “fatture da emettere”, trasformandole poi in “crediti da riscuotere”, senza però rispettare i termini previsti per l’emissione delle fatture vere e proprie. La Corte ha bocciato questo comportamento, giudicandolo non conforme alla normativa e ha ribadito che il rispetto delle scadenze di fatturazione è essenziale, a prescindere dalle dinamiche di incasso.
Questo orientamento ha un impatto notevole sulla gestione amministrativa dei professionisti e delle imprese. Prendiamo ad esempio un architetto che termina una consulenza a metà marzo: anche se il suo cliente gli promette il pagamento per la fine di aprile, egli è obbligato a emettere fattura entro e non oltre 12 giorni dalla fine del servizio. Non farlo espone a sanzioni importanti.
Sanzioni pesanti e onerose
Infatti, le sanzioni per omessa o tardiva emissione della fattura possono essere pesanti. Se la mancata emissione comporta anche un’evasione dell’IVA, la multa può arrivare fino al 70% dell’imposta relativa all’imponibile non documentato, con un minimo di 300 euro. Se invece l’inadempienza non altera la corretta liquidazione dell’IVA, si applica una sanzione fissa tra 250 e 2.000 euro.
Va comunque specificato che l’Agenzia delle Entrate, prima di irrogare una sanzione per omessa fatturazione, deve provare che il pagamento sia effettivamente avvenuto oppure che ci sia l’intento doloso del contribuente di evadere le tasse. Questo aspetto fornisce un minimo di tutela ai professionisti in buona fede, evitando che si applichino automaticamente sanzioni in presenza di semplici errori formali.